mercoledì 12 dicembre 2007

Secondo principio: Velocità


Tipi di velocità:

1. Velocità di percezione. Capacità dell'occhio di cogliere le aperture e di scoraggiare l'avversario confondendolo e frenandolo.
2. Velocità mentale (prontezza di spirito). Capacità della mente di scegliere la mossa giusta per frustrare e contrattaccare l'avversario.
3. Velocità nell'introdurre l'azione. Partenza "economica" dalla posizione corretta e nello stato d'animo adeguato.
4. Velocità di esecuzione. Rapidità di movimento nell'attuazione della mossa scelta. Comporta un'effettiva velocità di contrazione muscolare.
5. Velocità nel cambiare direzione. Capacità di cambiare tattica nel bel mezzo dell'azione. Comporta controllo dell'equilibrio e della forza d'inerzia. (Adotta il picco lo atteggiamento fisico a ginocchia flesse).

Qualità capaci di migliorare la velocità:

1. Mobilità.
2. Scatto, elasticità.
3. Resistenza alla fatica (capacità di sopportazione + ottima forma).
4. Prontezza fisica e vigilanza psichica.
5. Immaginazione e fiuto.

La tensione generalizzata e le contrazioni muscolari non necessarie riducono la velocità e fanno sprecare energia.
Per costruire azioni coordinate, i cosiddetti blocchi, é indispensabile praticare esercizi atti ad accrescere le flessibilità e la destrezza del giuoco di mani e del lavoro di gambe. Molti lottatori non si rendono conto del fatto che la velocità dipende in forte misura dall'economia del movimento (buona forma e buona coordinazione). Quindi l'addestra mento meccanico costante (praticare l'attività) è essenziale. È utile anche un certo grado di stimolazione emozionale.
Boxare con la propria ombra (avversario fantasma) sviluppa in particolare l'agilità e la velocità. Sii sempre presente a te stesso. Pensa continuamente a quel che stai facendo. Immagina di avere davanti il tuo peggiore nemico, se ne hai uno, e dargliele di santa ragione. Cerca di immaginare le mosse che farà e bloccale nello stato d'animo del pugile che si batte in un incontro reale. lì pugilato con la propria ombra migliora il fiato e la velocità, sviluppa la fantasia, fa venire idee, consente di immaginare le mosse cui ricorrere al momento opportuno.
Forma economica e rilassamento accrescono la velocità. Il principiante deve vincere la tendenza naturale a darci troppo dentro, a sprecare energia, a picchiare forte e rapidamente per vincere subito. Quando si sforza di dare il massimo, di far vedere tutto ciò che si sa fare, valuta male le proprie capacità. Ne risulta uno sforzo generico in luogo del necessario sforzo specifico. La tensione generalizzata e le contrazioni muscolari non necessarie fungono da freno e fanno sprecare energia. lì corpo rende di più quando lo si lascia fare, che quando si cerca di guidano. Corre con la velocità che gli è propria il podista che non ha la sensazione che potrebbe correre più in fretta.

I fattori che sviluppano maggiormente la velocità sono:

Il riscaldamento preliminare, che riduce la viscosità e aumenta l'elasticità e la flessibilità adattando l'organismo a un ritmo fisiologico più sostenuto (aumento delle pulsazioni cardiache, dell'irrorazione, della pressione arteriosa e del ritmo respiratorio), il tono muscolare e la parziale contrazione preliminare, l'atteggiamento appropriato, la concentrazione, la riduzione della capacità di ricezione degli stimoli, che avvantaggia la velocità di percezione, e la riduzione dei movimenti da essa derivante che favorisce la rapidità dei modelli di reazione.
Se, dopo che il raggio (o l'arco) lungo dell'oscillazione di un lancio o di un colpo sferrato con movimento ellissoidale ha generato un impulso (momento dì forza), il raggio dell'arco viene accorciato bruscamente, la velocità aumenta senza che l'atleta aumenti lo sforzo. Si osserva questo effetto nell'ultima fase del lancio del martello (attrazione), all'arretramento contro la gamba avanzata del battitore nel baseball ecc. Si verifica lo stesso fenomeno (principio dell'accorciamento del braccio di leva) anche quando si assesta una frustata.
L'azione a modi frusta (o di molla che scatta) del corpo umano proiettato o lanciato è un fenomeno degno di nota.
Tale azione inizia con una spinta delle dita del piede, prosegue con l'estensione delle ginocchia e del tronco seguita dalla rotazione della spalla e dalla proiezione del braccio per culminare nello scatto dell'avambraccio, del polso e delle dita della mano. È tale che ogni segmento aggiunge la propria velocità a quella degli altri. Si sfrutta il principio dell'accorciamento del braccio di leva per accentuare le velocità particolari della frusta (o molla). La rotazione di ogni segmento intorno al proprio fulcro (articolazione) è velocissima, ma ogni segmento viene enormemente accelerato:
- perché ruota intorno a un fulcro già fortemente accelerato.
Quando si lancia una palla, quando l'avambraccio vie ne proiettato di scatto al di là del fulcro (gomito), nel gomito sono presenti tutte le velocità accumulate del corpo. Questo fenomeno si verifica nella maggior parte dei lanci a distanza o con traiettorie curvilinee. Il lottatore colpisce con i piedi; coi piedi fa partire l'impulso, il momento di forza. Un aspetto importante di questa azione di accelerazione multipla è l'introduzione più ritardata possibile dei singoli movimenti, che consente di sfruttare al massimo l'estrema accelerazione del fulcro. Il braccio deve arriva re tanto lontano che i muscoli del torace debbono venire stirati più che estesi. Lo scatto finale del polso viene ritardato il più possibile, ha luogo solo all'ultimo minuto, solo nell'istante che precede immediatamente lo scatto o, nel la lotta, l'impatto. Nel calcio il giocatore che colpisce il pallone prima che tocchi terra fa scattare il ginocchio e il piede all'ultimo momento, quando tocca il pallone o un'ombra prima di toccano. Questa è l'accelerazione dell'ultimo momento, che nel calcio è quella del bloccaggio attraverso il giocatore, nel pugilato quella del pugno attraverso il pugile. Il principio vuole che la massima accelerazione abbia luogo alla fine del contatto. Indipendentemente dalla distanza, la fase più veloce del movimento deve essere l'ultima. Riservare la massima accelerazione al momento del contatto è proficuo, tuttavia questo concetto non deve essere confuso, come spesso avviene, con l'idea che è bene muovere l'intero corpo solo all'ultimo momento, a con tatto avvenuto. Il principio del libero trasferimento della forza d'inerzia (impulso, momento di forza) di tutto il corpo solo all'ultimo istante può essere proficuo solo quando non compromette la velocità della mossa successiva.
La velocità è un fenomeno complesso. Comprende il tempo di coscientizzazione e il tempo di reazione. Più complessa è la situazione cui occorre reagire, più lenta sarà probabilmente la reazione. Da qui l'utilità delle finte.
L'atleta può migliorare la sua velocità imparando a focalizzare l'attenzione e ad assumere atteggiamenti preparatori adeguati. La sua velocità relativa è legata anche al grado di contrazione muscolare che è capace di raggiungere.
Governano la velocità determinati principi fisici: raggio accorciato per azione più rapida, arco più lungo per maggiore impulso, nel centrare il peso per velocità in rotazione, movimenti sequenziali ma concentrati per moltiplicare la velocità. Il problema che l'atleta deve risolvere a livello individuale è quale tipo di velocità sia più utile al suo metodo di lavoro.
"Spesso è più importante il momento in cui il colpo viene portato che non la velocità con cui viene sferrato". Bruce Lee!



Tratto da "Tao Of Jeet Kune Do"

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