sabato 18 ottobre 2014

Il significato più profondo del Jeet Kune Do nella mia esperienza personale

 Pratico e approfondisco l’arte del Jeet Kune Do ormai da più di dieci anni e, ogni giorno che passo ad allenarmi, leggere, studiare, approfondire le mie conoscenze, in realtà mi rendo sempre più conto che ho ancora molto da imparare. Del resto, una delle frasi più significative di Bruce Lee a cui ho tratto ispirazione dice: “la conoscenza non è sufficiente, bisogna applicare. Volere non basta, bisogna fare!”Infatti, approfondire in tutti gli aspetti il JKD, mi fa scoprire sempre parti nuove di me e della mia personalità, che non ho mai conosciuto, o almeno non avevo mai tirato fuori.
Durante il mio percorso marziale ho conosciuto due persone importanti, significative per me: Sifu Ted Wong e Davide Gardella. Essi hanno influenzato maggiormente la mia vita e, non solo mi hanno insegnato i principi, le tecniche e i fondamenti del JKD; ciò che è stato per me più importante, è che mi hanno aiutato ad avere fiducia in me stesso, nelle mie possibilità e, non mi hanno mai fatto sentire inferiore a nessun’altro. Sarò sempre grato ad entrambi per questo.
Con Sifu Ted Wong ho trascorso sette anni della mia vita (mentre egli veniva in Italia per i suoi stage), e ho sempre visto in lui una forza d’animo, l’umiltà e l’amore che trasmetteva ai suoi studenti circa gli insegnamenti originali del suo maestro. Aveva quella capacità di ipnotizzarmi e diverse volte lo ha fatto, quando insieme praticavamo le tecniche, o scherzavamo nei post-allenamenti. E’ stato per me non solo un maestro, ma una persona che mi ha voluto bene, approvando sempre i miglioramenti che facevo.
Davide Gardella invece, l’ho conosciuto per la prima volta in Puglia, durante uno dei suoi stage a Bari. Che dire di lui? Beh, non posso negare che all’inizio provavo un po’ di timore quando i primi anni delle sue lezioni a Genova, lo vedevo e osservavo mentre spiegava le tecniche, come una persona che incutesse timore. Poi conoscendolo e frequentandolo bene, ho compreso che in realtà è una persona gentile, sensibile e molto disponibile. Pratico JKD con lui dal 2003, l’anno in cui ho cominciato a viaggiare tra Bari e Genova per perfezionarmi nelle tecniche. Da allora, il nostro legame si è cementato, diventando sempre più forte. Grazie a lui, ho imparato molto sul JKD, perché quando insegna, lo fa sempre con passione e professionalità.
Per quanto mi riguarda invece, il JKD, non è solo un’arte marziale, ma uno stile di vita. Lo dico con tutto il cuore: il JKD ha cambiato in meglio la mia vita! Quando mi alleno, insegno, apprendo, in realtà imparo a conoscere sempre di più me stesso e, mi sorprendo nel vedere i progressi che faccio. Anche adesso, impossibilitato a muovermi bene per problemi di salute, la filosofia del JKD mi spinge a non scoraggiarmi e a tirar fuori la grinta che, sempre ha caratterizzato la mia esistenza e a lottare contro la mia malattia. Sono grato ai miei insegnanti e a Bruce Lee, per avermi ispirato ad essere ciò che sono in realtà: un Artista della vita! Luigi Clemente 


sabato 11 ottobre 2014

Comprendere il Jeet Kune Do 4^ Parte

Su basi scientifiche, dato che, come Bruce Lee ribadiva, “ogni uomo ha due gambe e due braccia”, esisterà necessariamente un modo più efficiente per combattere, ovvero ci saranno delle tecniche migliori, in relazione alle leggi fisiche a cui il corpo umano è soggetto. 
Questo non impedirà al lottatore di avere il proprio “stile personale”, adattandosi all’avversario ed alle situazioni, cogliendo le opportunità, scegliendo le tattiche, ed usando la propria intuizione. 
Proprio dalla padronanza della tecnica può nascere la reale espressione di sè. 
Attenendosi a criteri oggettivi, Bruce Lee finì per mettere a punto tecniche peculiari, creando una sintesi originale, che prima non esisteva. Il Jeet Kune Do in definitiva non è una modifica di una particolare arte marziale, tanto meno un elaborato di molti stili. 
Questo non vuol dire che Bruce Lee non abbia avuto le sue fonti di ispirazione, infatti dall’analisi dei suoi appunti risulta evidente il riferimento al Pugilato ed alla Scherma. 
Per dare una definizione pertinente al Jeet Kune Do non c’è di meglio che citare ancora le sue parole: “Il Jeet Kune Do è l’arte della scherma occidentale senza la spada.”
Se è vero che molti movimenti ed esercizi sono simili a quelli del Pugilato, un esperto di Jeet Kune Do non pensa come un pugile, bensì come uno schermidore. La Scherma ha le sue specifiche tecniche, non di meno ogni schermidore ha la “sua scherma”. Non deve sorprendere che lo stesso valga per il Jeet Kune Do. 
Sul volume “Introduzione alla tattica schermistica” (G. Toran – Società Stampa Sportiva – Roma) si 
legge: "La tecnica: è il “come si fa” di qualunque cosa. La tecnica è il processo per fare qualcosa, o per farla fare ad altri, seguendo un procedimento dato, e ripetibile”.
Le tecniche del Jeet Kune Do sono semplici e dirette, ma non facili da padroneggiare, di conseguenza sono certamente funzionali per ogni essere umano, a patto però di dedicare il tempo dovuto alla loro assimilazione. Infatti, come Bruce Lee ricordava, conoscere non è abbastanza, bisogna saper applicare. 
Davide Gardella

sabato 4 ottobre 2014

Comprendere il Jeet Kune Do 3^ Parte

La tecnica del Jeet Kune Do
Bruce Lee scriveva che è più facile spiegare cosa il Jeet Kune Do non è, rispetto a cosa è. Descriveva il Jeet Kune Do come non-classico, distinguendolo dagli stili tradizionali di arti marziali. Egli infatti non credeva nelle forme codificate e negli schemi prestabiliti di autodifesa. A riguardo scriveva: “Il Jeet Kune Do rifiuta tutte le restrizioni imposte dalle forme e dal formalismo ed enfatizza l’uso intelligente della mente e del corpo per difendersi ed attaccare.” (Jeet Kune Do. Bruce Lee’S Commentaries On The Martial Way – Tuttle Publishing)
Al contrario affermava il principio di forma nel significato di precisione ed efficienza dei movimenti, 
idea espressa in modo inequivocabile nel seguente passaggio: “Le persone spesso credono erroneamente che il JKD sia contro la forma. Non penso che andrò nei dettagli, perché altri paragrafi chiariranno ciò.Una cosa dobbiamo capire: che c’è sempre una maniera più efficiente e viva di eseguire un movimento e che le leggi fondamentali del principio di leva, posizionamento corporeo, equilibrio, footwork, eccetera, non devono essere violate. Comunque, la forma viva ed  efficiente è una cosa; sterili serie classiche che legano e condizionano un’altra. A parte quanto sopra menzionato, uno deve anche distinguere la sottigliezza tra ‘avere nessuna forma’ ed avere ‘non forma’.La prima è ignoranza, la seconda trascendenza.” (Jeet Kune Do. Bruce Lee’S Commentaries On The Martial Way – Tuttle Publishing).
Nel creare il Jeet Kune Do seguì un approccio di matrice occidentale, fondato su un regime razionale di preparazione atletica, sull’impiego di attrezzature, come il sacco ed i colpitori, e sul combattimento libero con contatto utilizzando le protezioni. Davide Gardella 


lunedì 29 settembre 2014

Comprendere il Jeet Kune Do 2^ Parte

Quella che segue è la testimonianza di Ted Wong, lo studente che passò più tempo con Bruce Lee durante lo sviluppo del Jeet Kune Do (facendo esclusivamente riferimento alle agende di Bruce Lee, le lezioni private di Ted Wong registrate, tra il 1967 ed il 1971, sono 122):
“Seguendo i corsi nella sua scuola, e poi, allenandomi privatamente, ho avuto l’opportunità unica di osservare la formazione dell’arte di Lee. I corsi della scuola per motivi pratici erano pianificati sulla base di un curriculum di kung fu cinese modificato, necessario per impartire la disciplina su un gruppo. Ma i corsi non avevano somiglianze con le lezioni private. In quelle, Lee era in una zona differente, una specie di corso sperimentale nella sua arte in processo di sviluppo. Sempre più era soddisfatto di istruire privatamente. Vedendo che il programma della scuola era datato e non correlato al suo lavoro, la chiuse.  Non si curò di istituire un’impresa commerciale, piuttosto, si orientò verso la realizzazione di una nuova disciplina.” 
(Jeet Kune Do The Arsenal Of Self Expression by Teri Tom).

Bruce Lee morì il 20 luglio 1973. Dopo la sua scomparsa alcuni studenti di Seattle continuarono a divulgare quello che avevano appreso da lui, ovvero il Jun Fan Gung Fu. Dan Inosanto, maturata una vasta esperienza in altre arti marziali, elaborò un proprio metodo comprendente tecniche di 26 stili diversi. Con il passare degli anni è successo che molti si siano formati secondo quelle due correnti, ed abbiano poi promosso i propri insegnamenti come Jeet Kune Do, dando adito all’errata interpretazione del Jun Fan Gung Fu come un “Jeet Kune Do primordiale” e del metodo di Inosanto come un “Jeet Kune Do evoluto”.

Davide Gardella

venerdì 26 settembre 2014

Comprendere il Jeet Kune Do 1^ Parte

Introduzione
Sul Jeet Kune Do esiste una grande confusione.
Il nome Jeet Kune Do è attribuito a sistemi basati sul Kung Fu Wing Chun, oppure ad un “mix” di diverse discipline di combattimento. Alcuni sostengono che il Jeet Kune Do non si può insegnare, perché funzionava esclusivamente per Bruce Lee che possedeva eccezionali doti. Come dire che non si può insegnare il Pugilato a chi non possieda le doti di Sugar Ray Robinson. Altri affermano che il Jeet Kune Do non esiste e che e’ solo un modo di interpretare lo studio delle arti marziali, ma gli stessi paradossalmente si dichiarano istruttori di Jeet Kune Do.In realtà il Jeet Kune Do ha le proprie tecniche ed i propri principi, sviluppati con intelligenza e dedizione da Bruce Lee.

Chiarimenti storici
Bruce Lee aprì tre scuole: a Seattle, nel 1959, a Oakland, nel 1964, ed a Los Angeles nel 1967. 
Nelle prime due insegnò essenzialmente il Kung Fu Wing Chun, lievemente modificato in ciò che definiva Jun Fan Gung Fu (Jun Fan era il nome cinese di Bruce Lee). In una lettera a James Lee, datata 31 luglio 1965, Bruce Lee accennava già alla “sua formazione di un Wing Chun più completo ” ,ed alla “combinazione di Wing Chun, pugilato e scherma” (“Letters of the Dragon” –Tuttle Publishing).

Quella ricerca lo portò ad una svolta radicale dal punto di vista tecnico e delle metodologie d’allenamento, ed al progressivo allontanamento dal Wing Chun. Anche se per un certo periodo mantenne qualche elemento di quello stile, finì poi per abbandonarlo del tutto. Nel 1967 diede alla sua arte il nome Jeet Kune Do (Via del Pugno che Intercetta). In una lettera a William Cheung del gennaio 1969 Bruce Lee scrisse:  "William, ho perso fiducia nelle arti cinesi classiche, sebbene io chiami ancora cinese la mia, perché fondamentalmente tutti gli stili sono il risultato del nuotare sulla terraferma, anche la scuola wing chun. Così la mia linea di allenamento è più orientata verso un efficiente combattimento da strada dove vale ogni cosa, indossando caschetto, guantoni, corpetto protettivo, paratibie, ginocchiere, eccetera. Ho chiamato il mio stile jeet kune do, la ragione per cui non aderisco più al wing chun è perché io sento sinceramente che il mio stile ha più da offrire riguardo l’efficienza”- (“Letters of the Dragon”- Tuttle Publishing)

Di fatto il Jeet Kune Do era agli albori quando venne inaugurato il Los Angeles Jun Fan Gung Fu Institute, dove peraltro Bruce Lee insegnò per pochi mesi. In sua assenza affidò la conduzione dei corsi a Dan Inosanto, e ritenne in un primo tempo necessario lasciare un programma da seguire, seppure obsoleto rispetto a ciò a cui stava lavorando. Intanto procedette a rifinire il Jeet Kune Do, sperimentando le sue innovazioni con gli studenti che si allenavano privatamente con lui. Quello che veniva insegnato nelle scuole era quindi diverso da ciò che Bruce Lee insegnava nelle lezioni private. Ben presto maturò la convinzione che il Jeet Kune Do non potesse essere trasmesso nelle scuole, di conseguenza decise di chiuderle tutte e tre.
Davide Gardella 

mercoledì 12 marzo 2014

Davide In azione a Bari

 Davide spiega la struttura del diretto in un azione da strada
 Sparring simulato con Protezioni
 Struttura della Posizione di Guardia
 Davide spiega i fondamenti di una posizione di guardia corretta
 Alcune tecniche di lotta finalizzate al JKD
Davide Gardella e il mio allievo Giuseppe Lavopa di Bitonto

Luigi Clemente

Foto di Gruppo

 Il Gruppo di Bari e Bitonto seguito da Luigi Clemente
 Il gruppo di Lecce seguito da Antonio Giannetta
 Il mio allievo Gaetano con Antonio e Davide Gardella
Io e Davide Gardella

Luigi Clemente

Seminario Regionale di TWJKD con Davide Gardella

Recentemente, precisamente il 1 Dicembre 2013, si è svolto il 2° seminario Regionale di Jeet Kune Do con Davide Gardella.
L'evento si è tenuto a Bari, presso la Gym Body & Brain, sotto la guida di Luigi Clemente e Antonio Giannetta, unici istruttori della Puglia certificati da Davide Gardella. 
Abbiamo cominciato intorno alle 14:30 con un bel riscaldamento: esercizi di corsa, potenziamento ed infine stretching. Subito dopo, Davide ha cominciato a porre l'enfasi sulle tecniche di base del JKD, precisamente sul diretto con la mano avanzata.
La pratica di questo seminario era incentrato più che altro non sulle tecniche formali di per se, ma piuttosto sull'uso che si può fare di essi in un contesto di difesa in strada. Infatti, Davide ha spiegato come usare il diretto persino stando in una posizione neutrale, cioè retti in piedi e non in guardia. Lo scopo, in tale contesto quando ci sentiamo minacciati mentre parliamo con qualcuno, è quello di spingere la mano avanzata sempre per primo in avanti e, una volta fatto ciò mettersi subito in posizione di guardia. Lo scopo è muoversi in scioltezza e velocità, senza trascurare i dettagli dell'equilibrio, la mobilità e la struttura della posizione di guardia. 
Dopo aver lavorato un po' sul diretto, Davide ha posto l'attenzione sui calci, in particolare sul calcio a gancio. Il calcio a gancio, come noi sappiamo, era il favorito di Bruce Lee, perchè, gli permetteva di entrare facilmente nella guardia avversaria senza perdere l'equilibrio. 
Nelle restanti ore di allenamento, abbiamo lavorato sulle manovre evasive (schivate) e sull'uso di tali tecniche durante lo sparring simulato con protezioni.
Ancora una volta Davide Gardella ha dato prova della sua abilità e la sua reale passione per il JKD. Anch'egli come Ted Wong, vuole che l'arte di Bruce Lee sopravviva e, venga trasmessa alle future generazioni. 
Tutti gli studenti presenti di Bari e Lecce sono rimasti entusiasti di questo seminario, ricevendo l'attestato di frequenza e i complimenti da Davide, per il lavoro e l'abilità che hanno dimostrato esortandoci a continuare con questo spirito. Dopo la consueta foto di gruppo, Davide Gardella ha posto le basi per un nuovo seminario nella nostra città.

Luigi Clemente

Sportale in Tour - Speciale Jeet Kune Do - Puntata 6 - Sparring

In quest'ultimo episodio dello speciale dedicato al JKD, lo dedichiamo allo sparring. Come lo stesso Bruce Lee affermava: "Il modo...