
domenica 30 dicembre 2007
La via ultima del Jeet Kune Do

lunedì 24 dicembre 2007
Buon Santo Natale

lunedì 17 dicembre 2007
Seminario di Jeet Kune Do
giovedì 13 dicembre 2007
Intervista a Bruce Lee

“Il mio nome è Bruce Lee, sono nato a San Francisco il 27 novembre 1940 e ho iniziato a lavorare nel cinema di Hong Kong a 6 anni. Nel 1958 sono venuto in America a studiare Filosofia. Il mio nome cinese è Li Jun Fan, ma sin da piccolo ho avuto il soprannome di Piccolo Drago Li”.
Lei sostiene che il karate o il Judo non sono le migliori arti marziali orientali. Voglio perciò domandarle quale ritiene lo sia?
“Personalmente, ritengo il Kung Fu (Bruce preferiva la pronuncia cantonese Gung Fu a quella della Cina del nord, Kung Fu) un’arte marziale molto fine ed efficace. Questo stile lo si può considerare come un precursore del Judo e del Karate, ma più perfetto di tali metodi. La natura del Gung Fu è di per se ricca di fluidità e di continuo movimento: non ti fermi dopo aver ultimato un’azione. Per far capire meglio il mio concetto posso dire che il Gung Fu è come l’acqua. Perché l’acqua è l’elemento più cedevole e delicato del mondo, ma può infilarsi ovunque. Possiamo prenderla a pugni, o sguazzarci senza farci male: se la versi in un bicchiere o in una tazza, si modella come il bicchiere o la tazza. Noi studenti del Gung Fu teniamo bene a mente questo principio: essere morbidi e liberi come l’acqua e reagire appropriatamente”.
Che differenza esiste fra un pugno di Karate e uno di Gung Fu?
“Il primo è come un colpo di bastone. Invece, un colpo di Gung Fu è paragonabile a una frustata con una catena che abbia attaccata, all’altra estremità una palla di ferro”.
“Il Gung Fu è diverso: se un uomo vi blocca dietro, esso vi insegna come liberarvi semplicemente pestando il suo piede col tallone. Naturalmente potete anche imparare tutte quelle belle tecniche di Judo che si leggono sui libri, e poi magari fare una bella figura mostrandole agli amici. Ma il combattimento reale è un’altra cosa. Il Gung Fu insegna come affrontare i problemi nel modo più diretto, semplice ed efficace”.
Bene! Dopo quanto ci ha detto, saremmo curiosi di vedere qualche altro esempio.
L'allenamento di Bruce Lee

Diceva:a dire il vero, ogni giorno nasconde una nuova rivelazione o una nuova scoperta che posso raggiungere”.
Per quanto riguarda gli aspetti della persona, sotto il profilo mentale o spirituale, Bruce Lee sosteneva che esiste nella crescita personale una capacità di sfidare l’infinito e di fatto questo è quello che precisamente aveva in mente quando coniò questa frase “Non avere limite come limite”, che è la pietra miliare della sua filosofia, fino al punto da essere parte del suo logotipo (in caratteri cinesi intorno alle frecce che circondano lo Yin-Yang). Bruce si sforzò ogni giorno di migliorare ogni aspetto prima mensionato. Per esempio il nostro processo quotidiano potrebbe essere un livello puramente fisico, nel senso di riuscire a realizzare qualcosa con il nostro corpo che prima non eravamo capaci di raggiungere. Come potrebbe essere, ad esempio, effettuare un certo tipo di calcio alto o in giro o dare una maggiore potenza al pugno utilizzando i fianchi e i muscoli delle spalle. O ancor meglio potrebbe essere riuscire a guadagnare attributi come potenza o flessibilità, perdita di peso ecc…

“Dopo tutto, qualsiasi tipo di conoscenza implica una conoscenza di se stessi”.
Un’altra sua massima era “Il sapere non è sufficiente, dobbiamo applicarlo.Il volere non è sufficiente, dobbiamo fare” (simile al detto popolare “fatti e non parole”). Fedele a questa massima Bruce Lee si svegliava sempre con una forte smania di spremere ad ogni giorno il succo di tutto quello che gli poteva offrire. Così un giorno di 30 anni fa era indaffarato per raggiungere la perfezione.
In questa rubrica vi presentiamo il sunto di 4 pagine della sua agenda personale, che si riferiscono a mese di gennaio del 1968, per rendervi partecipi di quello che faceva Bruce Lee ogni giorno. Il suo obiettivo era quello di diventare il più forte, il più veloce, il più flessibile e usare l’ossigeno (capacità aerobica) nel modo più efficiente.
Qui di seguito è riportato la traduzione delle pagine del suo diario personale, che rivelano fino a che punto questo “superuomo“ poteva dedicarsi a raggiungere quello che si era prefissato come scopo in determinati periodi della sua vita.
Martedì 16 gennaio 1968
10 a.m. 500 pugni
11 a.m. addominali:
a) elevazioni laterali (obliqui) – 5 serie
b) elevazioni gambe – 5 serie
c) addominali – 5 serie
12 p.m. Avambraccio/polso (isometrici)
3:45 p.m. Correre
4:30 p.m. guardie (posizioni)
esercizi isomatrici da seduto 2 serie
500 pugni
350 jab di dita
esercizi isomatrici da seduto 2 serie
9:30 p.m. allenamento al sacco da boxe (overhand)
500 pugni al sacco
Mercoledì 17 gennaio 1968
10:55 a 12:05 a.m. Flessibilità alla sbarra (di fronte e di lato)
esercizi per la braccia alla macchina
addominali e salto con la corda –4 serie
12:15 p.m. Addominali
a) elevazioni frontali – 5 serie
b) elevazioni laterali (obliqui) – 5 serie
c) addominali – 5 serie
1:45 p.m. 400 pugni (con le nocche centrali)
jab di dita – 4 serie
avambraccio/polso (isometrici)
Guardie (posizioni)
Esercizi isomatrici da seduto
2:40 p.m. Esercizi isometrici da seduto – 2 serie
3:30 p.m. Corsa
7.30 p.m. Seduta fotografica alla palestra di Chinatown con Ted Wong e Dan Ionosanto
Giovedì 18 gennaio 1968
11:00 a.m. a 12:40 p.m.
1) addominali 5 serie
2) elevazioni laterali (obliqui) – 5 serie
3) elevazioni frontale – 5 serie
salto con la corda – 5 serie
sacco leggero (uno due) – 3 serie
sacco pesante (overhand) – 3 serie
3:20 p.m. Esercizi isometrici da seduto. Avambraccio/polso (isometrici) guardie (posizioni). Esercizi isometrici da seduto
3:45 p.m. Corsa (per riposare le nocche per un giorno)
5:30 p.m. Allenamento di Kung Fu
Venerdì 19 Gennaio 1968
11:00 500 pugni
9:00 p.m. Addominali
a) elevazione laterale (obliqui) – 5 serie
b) elevazione frontale – 5 serie
c) addominali – 5 serie
Avambraccio/polso isometrici
Guardie (posizioni)
Esercizi isometrici da seduto 2 serie
Allungamenti delle gambe alla sbarra
1) frontali
2) laterali
3) con le ginocchia all’esterno
Supplemento di 500 pugni. Totale 1000 pugni
Allenamenti come i precedenti erano normali nei diari di Bruce Lee e gli insegnarono molto sulle potenzialità del suo fisico. Scrivendo questi orari nel suo diario, Bruce era capace di avere una completa statistica del suo continuo “viaggio nelle arti marziali” il cui obiettivo era lo sviluppo della sua persona in tre livelli, fisico, mentale e spirituale. Ogni livello che riusciva a superare, gli serviva non solo come limite ma anche come un trampolino dal quale spingersi fino a quote più alte. Ogni allenamento registrato nel suo diario serviva come prova del livello raggiunto fino a quel momento, per poterlo superare in futuro. Come lui stesso diceva: "se ti abitui a mettere dei limiti a quello che fai, fisicamente o in qualsiasi altro livello, questo si ripercuoterà in tutte le tue azioni per il resto della tua vita. Si propagherà nel tuo lavoro, nella tua morale, nel tuo essere in generale. Non ci sono limiti. Ci sono fasi, ma non devi rimanere ancorato ad esse, bisogna superarle… L’uomo deve costantemente superare i suoi limiti".

Come in qualsiasi lungo viaggio in cui non si ha a disposizione una cartina che indichi il cammino, Bruce Lee si rese conto che, per non perdersi nella curva sbagliata, doveva evitare di commettere gli errori due volte. Per ottenere ciò doveva documentare i propri metodi di allenamento, studiando i dati del suo diario, cercando progressi o mancanze e infine imparando a interpretare e utilizzare tutte queste informazioni per poter migliorare i suoi metodi di allenamento (o lasciare i vecchi e iniziare altri totalmente nuovi) per poter così raggiungere il suo scopo.
A tale proposito diceva: “Se Tu sei arrivato a dominare un sistema di Kung Fu (ne senso cinese della parola “tempo-sforzo”dopo averlo dominato, devi abbandonarlo e incamminarti su di un livello superiore. Non aggrapparti a quello che hai. E’ come una chiatta su cui attraversi un fiume. Una volta raggiunta l’altra sponda, non mettertela sulle spalle, semplicemente vai avanti”…
Articolo tratto dalla rivista "Kung.Fu Magazine"
Essere coordinati e precisi
In tutti gli sport il fattore più importante ai fini dell'efficienza è sotto tutti i punti di vista, la coordinazione. Essa consente all'atleta di concentrare nell'esecuzione di un movimento tutto il potenziale e tutte le capacità di cui dispone.
prima di eseguire i movimenti occorre modificare la tensione muscolare di entrambe le facce delle articolazioni in causa. La buona coordinazione del lavoro muscolare è uno dei fattori responsabili della velocità, della resistenza nel tempo (durata), della potenza, dell'agilità e della precisione in tutte le discipline atletiche.
L'eccessiva tensione dei muscoli antagonisti agisce da freno e quindi rallenta, inibisce l'azione, fa sprecare energia e perciò affatica l'atleta prematuramente. Quando deve eseguire un altro movimento, che esige un diverso grado di intensità, di carico, di sollecitazione, di ripetizione e di durata(resistenza nel tempo), deve adottare un altro modello di 'aggiustamento neuro fisiologico completamente nuovo. Quindi la fatica che avverte quando compie i nuovi movimenti non dipende solo dall'uso dei muscoli diversi, ma anche dall'azione di frenaggio esercitata dai muscoli antagonisti e dovuta alla cattiva coordinazione.
Il principiante è teso, esegue movimenti esageratamente ampi e tradisce lo sforzo.l'atleta L'individuo raro, sembra avere il dono di praticare con facilità qualsiasi disciplina, nuova o non nuova per lui. Per facilità si intende la capacità di eseguire le azioni contraendo pochissimo i muscoli antagonisti. Questa qualità è presente in diversa misura negli atleti, ma può venir migliorata da tutti.
Perciò si acquista la capacità di coordinare i movimenti addestrando il sistema nervoso, non i muscoli. La principale caratteristica dell'atleta esperto è la facilità con cui si muove anche durante lo sforzo massimo.
L'atlete che si muove in modo goffo, che sembra non trovare mai la distanza giusta, che calcola di continuo, che non riesce mai a sorprendere l'avversario, che fa sembrare trapelare le sue intenzioni, manca sopratutto di coordinazione.
L'atleta ben coordinato si muove con grazia e fluidità, sembra che entri ed esca nell'azione slittando, col minimo sforzo e massima astuzia. Agisce tempestivamente perché i suoi movimenti sono ritmici al punto che riesce ad imporre all'avversario un ritmo complementare, ritmo che può spezzare a proprio vantaggio grazie al perfetto controllo dei propri muscoli. Sembra sicuro di quel che fa, sicuro della vittoria, con fiducia in se stesso.
I muscoli non si governano da se. Il modo in cui operano, e di conseguenza l'efficacia delle loro prestazioni, dipende esclusivamente dal modo in cui li guida il sistema nervoso. Quando un movimento viene eseguito male significa che il sistema nervoso ha inviato gli impulsi ai muscoli sbagliati, o fuori tempo(una frazione di secondo prima o dopo il momento giusto) o in successione sbagliata.
Si raggiunge la coordinazione con l'esercizio, creando i giusti collegamenti necessari nel sistema nervoso. Occorre acquistare precisione. L'esercizio rafforza i collegamenti che hanno luogo in determinate azioni e rende l'azione successiva più facile, più sicura e più pronta. Mentre ovviamente, l'insufficiente allenamento tende ad indebolire i collegamenti formatisi e rende l'azione successiva più difficile e meno sicura (esercizio continuo!). Quindi possiamo raggiungere la coordinazione solo eseguendo realmente mosse che desideriamo imparare a compiere. Si impara unicamente agendo o reagendo. Quando si acquista coordinazione, quando si sono formati i necessari collegamenti, le azioni diventano sommamente economiche e l'atleta consuma soltanto l'energia indispensabile.
Diventa campione l'atleta che possiede una coordinazione di prontezza. Essa fa si che l'atleta affronti con piacere anche gli esercizi più noiosi. Più l'atleta è coordinato
IMPORTANTE: Quando sei stanco, non fare movimenti complessi, sofisticati; si trasformerebbero in movimenti grossolani; lo sforzo da specifico diventerebbe generico. Ricorda, tendono a subentrare movimenti sbagliati e perdi il vantaggio raggiunto. Quindi esegui movimenti di grande precisione solo quando non sei stanco. Quando sopraggiunge la stanchezza, passa ai movimenti poco sofisticati, che sviluppano la capacità di durata nel tempo.

La precisione consiste in movimenti controllati che debbono essere eseguiti col minimo dispendio di forza.
Il risultato deve essere raggiunto col minimo sforzo possibile.
Si può acquisire precisione solo con l'esercizio. Il discorso vale sia per il principiante che per l'atleta esperto.
Per apprendere un movimento in modo perfetto impara ad eseguirlo prima con precisione e velocità, poi con la velocità e forza.
Per acquisire precisione lo specchio è un ausilio indispensabile perchè consente il costante controllo della situazione, della posizione delle mani e della tecnica.
Tratto dal libro "Tao Of Jeet Kune Do"
mercoledì 12 dicembre 2007
La Potenza

Perché il corpo risulti potente è necessario che al momento giusto ai muscoli in causa arrivino impulsi nervosi capaci di far contrarre un numero di fibre sufficiente a ai muscoli antagonisti impulsi inibitori atti a ridurne la resistenza. Ciò rende ottimali l'efficienza e la forza (potenza).
Quando deve affrontare una situazione che non gli è famigliare l'atleta tende a mobilitare eccessivamente le forze muscolari, a compiere uno sforzo superiore al necessario. E' mancanza di conoscenza da parte del sistema riflesso neuro muscolare deputato alla coordinazione.
E' potente non l'atleta forte, ma quello che sa usare la forza con rapidità. Poiché la potenza è il prodotto della forza per la velocità, accresce la propria potenza l'atleta che impara ad eseguire i movimenti rapidamente, anche se la capacità contrattile dei suoi muscoli rimane immutata. Perciò un l'atleta di bassa statura capace di assestare calci e pugni con rapidità può colpire la con la stessa efficienza di un atleta più alto e nerboruto che si muove più lentamente.
Per raggiungere una buona forma l'atleta che si fa muscoli allenandosi coi pesi deve migliorare contemporaneamente la velocità e la flessibilità. Velocità, flessibilità e resistenza nel tempo unite alla forza possono assicurare ottimi risultati nella maggior parte delle discipline. L'atleta privo di queste qualità, che si affida unicamente alla propria forza, è simile al toro che insegue il matador senza successo nonostante la sua poderosa forza, assomiglia a un autocarro che da la caccia ad un coniglio.
Tratto da "Tao Of Jeet Kune Do"
Secondo principio: Velocità

2. Velocità mentale (prontezza di spirito). Capacità della mente di scegliere la mossa giusta per frustrare e contrattaccare l'avversario.
3. Velocità nell'introdurre l'azione. Partenza "economica" dalla posizione corretta e nello stato d'animo adeguato.
4. Velocità di esecuzione. Rapidità di movimento nell'attuazione della mossa scelta. Comporta un'effettiva velocità di contrazione muscolare.
5. Velocità nel cambiare direzione. Capacità di cambiare tattica nel bel mezzo dell'azione. Comporta controllo dell'equilibrio e della forza d'inerzia. (Adotta il picco lo atteggiamento fisico a ginocchia flesse).
2. Scatto, elasticità.
3. Resistenza alla fatica (capacità di sopportazione + ottima forma).
4. Prontezza fisica e vigilanza psichica.
5. Immaginazione e fiuto.
Per costruire azioni coordinate, i cosiddetti blocchi, é indispensabile praticare esercizi atti ad accrescere le flessibilità e la destrezza del giuoco di mani e del lavoro di gambe. Molti lottatori non si rendono conto del fatto che la velocità dipende in forte misura dall'economia del movimento (buona forma e buona coordinazione). Quindi l'addestra mento meccanico costante (praticare l'attività) è essenziale. È utile anche un certo grado di stimolazione emozionale.

Forma economica e rilassamento accrescono la velocità. Il principiante deve vincere la tendenza naturale a darci troppo dentro, a sprecare energia, a picchiare forte e rapidamente per vincere subito. Quando si sforza di dare il massimo, di far vedere tutto ciò che si sa fare, valuta male le proprie capacità. Ne risulta uno sforzo generico in luogo del necessario sforzo specifico. La tensione generalizzata e le contrazioni muscolari non necessarie fungono da freno e fanno sprecare energia. lì corpo rende di più quando lo si lascia fare, che quando si cerca di guidano. Corre con la velocità che gli è propria il podista che non ha la sensazione che potrebbe correre più in fretta.
Se, dopo che il raggio (o l'arco) lungo dell'oscillazione di un lancio o di un colpo sferrato con movimento ellissoidale ha generato un impulso (momento dì forza), il raggio dell'arco viene accorciato bruscamente, la velocità aumenta senza che l'atleta aumenti lo sforzo. Si osserva questo effetto nell'ultima fase del lancio del martello (attrazione), all'arretramento contro la gamba avanzata del battitore nel baseball ecc. Si verifica lo stesso fenomeno (principio dell'accorciamento del braccio di leva) anche quando si assesta una frustata.

L'azione a modi frusta (o di molla che scatta) del corpo umano proiettato o lanciato è un fenomeno degno di nota.
Tale azione inizia con una spinta delle dita del piede, prosegue con l'estensione delle ginocchia e del tronco seguita dalla rotazione della spalla e dalla proiezione del braccio per culminare nello scatto dell'avambraccio, del polso e delle dita della mano. È tale che ogni segmento aggiunge la propria velocità a quella degli altri. Si sfrutta il principio dell'accorciamento del braccio di leva per accentuare le velocità particolari della frusta (o molla). La rotazione di ogni segmento intorno al proprio fulcro (articolazione) è velocissima, ma ogni segmento viene enormemente accelerato:
- perché ruota intorno a un fulcro già fortemente accelerato.
Quando si lancia una palla, quando l'avambraccio vie ne proiettato di scatto al di là del fulcro (gomito), nel gomito sono presenti tutte le velocità accumulate del corpo. Questo fenomeno si verifica nella maggior parte dei lanci a distanza o con traiettorie curvilinee. Il lottatore colpisce con i piedi; coi piedi fa partire l'impulso, il momento di forza. Un aspetto importante di questa azione di accelerazione multipla è l'introduzione più ritardata possibile dei singoli movimenti, che consente di sfruttare al massimo l'estrema accelerazione del fulcro. Il braccio deve arriva re tanto lontano che i muscoli del torace debbono venire stirati più che estesi. Lo scatto finale del polso viene ritardato il più possibile, ha luogo solo all'ultimo minuto, solo nell'istante che precede immediatamente lo scatto o, nel la lotta, l'impatto. Nel calcio il giocatore che colpisce il pallone prima che tocchi terra fa scattare il ginocchio e il piede all'ultimo momento, quando tocca il pallone o un'ombra prima di toccano. Questa è l'accelerazione dell'ultimo momento, che nel calcio è quella del bloccaggio attraverso il giocatore, nel pugilato quella del pugno attraverso il pugile. Il principio vuole che la massima accelerazione abbia luogo alla fine del contatto. Indipendentemente dalla distanza, la fase più veloce del movimento deve essere l'ultima. Riservare la massima accelerazione al momento del contatto è proficuo, tuttavia questo concetto non deve essere confuso, come spesso avviene, con l'idea che è bene muovere l'intero corpo solo all'ultimo momento, a con tatto avvenuto. Il principio del libero trasferimento della forza d'inerzia (impulso, momento di forza) di tutto il corpo solo all'ultimo istante può essere proficuo solo quando non compromette la velocità della mossa successiva.
La velocità è un fenomeno complesso. Comprende il tempo di coscientizzazione e il tempo di reazione. Più complessa è la situazione cui occorre reagire, più lenta sarà probabilmente la reazione. Da qui l'utilità delle finte.
L'atleta può migliorare la sua velocità imparando a focalizzare l'attenzione e ad assumere atteggiamenti preparatori adeguati. La sua velocità relativa è legata anche al grado di contrazione muscolare che è capace di raggiungere.
Governano la velocità determinati principi fisici: raggio accorciato per azione più rapida, arco più lungo per maggiore impulso, nel centrare il peso per velocità in rotazione, movimenti sequenziali ma concentrati per moltiplicare la velocità. Il problema che l'atleta deve risolvere a livello individuale è quale tipo di velocità sia più utile al suo metodo di lavoro.
"Spesso è più importante il momento in cui il colpo viene portato che non la velocità con cui viene sferrato". Bruce Lee!
venerdì 7 dicembre 2007
La base di ogni allenamento: Stretching
Raggiungere l'elasticità di Bruce Lee
1. Lo stretching completa la nostra preparazione atletica, infatti insieme alla resistenza muscolare e a quella cardiovascolare ci aiuta nella flessibilità muscolare.
2. Lo stretching, migliora l'atleta di arti marziali portandolo a maggiori prestazioni e sicurezza rispetto ad un atleta più legato.
3. Lo stretching riduce notevolmente il rischio di stiramenti muscolari. Infatti chi pratica arti marziali è meno soggetto a stiramenti o traumi poichè esegue sedute costanti di stretching.
4. Lo stretching è un buon metodo di riscaldamento, infatti se eseguito prima dell'allenamento ci da una maggiore coordinazione muscolare. Inoltre se viene eseguito anche dopo l'allenamento è un buon sistema di recupero.
Bruce Lee era c

Per raggiungere buoni risultati è importante eseguire costantemente sedute di stretching. La riuscita di uno stretching costante molte volte varia da persona a persona, infatti non tutti possiedono la stessa elasticità muscolare e quindi anche i risultati non sono per tutti uguali..
Bruce Lee era solito effettuare lo stretching tutti i giorni, ad esempio anche mentre lavorava nei set cinematografici era solito effettuare una seduta tra una pausa e l'altra.
Alcuni punti importanti per effettuare un buon corso di stretching:
2. Negli esercizi è fondamentale la progressione, cioè non arrivare subito al massimo delle nostre capacità;
3. E' buona norma fare stretching per tutte le parti del corpo;
4. Negli esercizi trovate la vostra soglia di dolore e cercati il rilassamento, mantenete le posizione dai 20 ai 30 secondi, la soglia massima che si può raggiungere è di un minuto.
5. Cercate di far diventare lo stretching un esercizio abituale sia prima che dopo l'allenamento.
Seguendo queste regole è possibili raggiungere buoni risultati, potrete notare i vostri miglioramenti nella flessibilità e sopratutto un miglioramento delle performance nelle arti marziali
martedì 4 dicembre 2007
Bruce Lee: Un fisico da Maestro

martedì 27 novembre 2007
Bruce Lee: Un Grande Uomo

Oggi, 27 novembre 2007, Bruce Lee avrebbe compiuto il suo 67esimo compleanno e, secondo il mio personale parere, avrebbe ancora l'agilità e, la potenza di un uomo di vent'anni. Questo è scioccante, se pensiamo a come sarebbe oggi Bruce Lee.
Bruce Lee, non era solo un lottatore molto capace ed esperto, attore e cinematografo, filosofo, cultore ecc. Era prima di tutto un uomo. Un uomo che ha, consacrato se stesso a degli ideali, di lealtà, umiltà, amore e gioia. Un uomo che è stato capace di realizzare se stesso in tutti i punti di vista; come Artista e lottatore, era capace di "centrifugare" l'avversario, di renderlo inoffensivo anche solo con alcuni suoi movimenti. Come attore, è stato capace di creare films di alta qualità, non solo nell'aspetto marziale, ma anche in quello umano e, rispettoso nei confronti di chiunque. Come regista, produttore, coproduttore è stato capace di creare pellicole fantastiche, dando al pubblico quel fascino ed entusiasmo che, solo lui era capace di dare. Come padre e marito, era un uomo dolce e gentile.
Queste poche, ma intense parole che scrivo, sono un omaggio alla sua memoria, un omaggio a questo grande uomo che, non solo mi ha ispirato alla disciplina delle Arti Marziali, ma anche suscitando in me l'ispirazione di realizzare e, di credere in me stesso e nelle mie possibilità.
Io credo che uomini come Bruce Lee, siano destinati a stare poco sulla Terra, perchè essi sono come delle "Meteore", che lasciano la loro impronta e, dopo scompaiono dando ad altre meteore la possibilità di realizzare i propri sogni, credendo nell'"impossibile".
Dio è l'unico nell'universo, in grado di far nascere queste meteore. Egli è, il Creatore di tutte le creature esistenti. Ogni uomo, nasce con una missione ben precisa, data da Dio sin dal suo concepimento.La missione di Bruce Lee, per come la vedo io, era quella di ispirare la gente a credere in se stessi e, a far emergere la propria personalità, indipendentemente dalla razza o, dal colore. Non per niente, le parole iscritte sulla sua lapide dicono proprio questo: "Your Inspiration Continues To Guide Us Toward Our Personal Liberation", che sta a significare questo: "la tua ispirazione continui a guidare la nostra personale Liberazione". Queste parole sono motivo di amore per me nei confronti di quest'uomo e, quando penso a lui, al suo sorriso, ai suoi atteggiamenti ecc, io mi emoziono molto.Egli, ispira ancora la gente attraverso i suoi films, la sua Arte, la sua enorme personalità che è, in ciascuno di noi, ma pochi sono in grado di tirarla fuori.A me di Bruce, piace pensare questo; cioè che era un essere umano di grande carisma, che è stato prima di tutto un uomo, dopo un Artista Marziale.Spero, di realizzarmi non come un secondo Bruce Lee, ma con la mia personalità, il mio carisma, e a diventare quello che Bruce Lee chiamava: "Artista della Vita".
(In memory love for Bruce Lee)
Luigi Clemente
Footwork
sabato 24 novembre 2007
Jeet Kune Do Cosa non è
Cosa non è
Parte IIII

Il Jeet Kune Do non gira intorno alle cose, non prende strade secondarie, va dritto allo scopo. La distanza più breve tra due punti è la semplicità”
Bruce Lee!
Come la maggior parte di voi sanno, si è creata una sorta di confusione nel Jeet Kune Do, perché molti maestri che dicono di fare Jeet Kune Do pubblicizzano le loro palestre con il termine J.K.D., prendendo poi le distanze dall’arte.
Questo perché, essendo il Jeet Kune Do l’arte di Bruce Lee, molti maestri vogliono attirare l’attenzione dei giovani e, in questo modo si considerano esperti in materia.
Ciò che la maggior parte della gente sa, e che il Jeet Kune Do sia un insieme di ventisei stili diversi di arti marziali e, che Bruce Lee abbia preso da ognuno di questi stili ciò che gli era più congeniale e, abbia creato il Jeet Kune Do. Ma questo è un concetto del tutto sbagliato. Il Jeet Kune Do ha tecniche e principi propri, quelli che Bruce Lee ha sviluppato nel corso della sua vita..
Il Jeet Kune Do si basa, sui principi dell’economia del movimento, la semplicità e l’immediatezza.
Bruce Lee, non credeva in mistiche tecniche o, in pratiche esoteriche, credeva nella scienza. Paragonava le forme coreografiche di tecniche a nuotare sulla terraferma.
Ciò che distingue il Jeet Kune Do da altre Arti Marziali è il semplice fatto di sfruttare nel modo più economico possibile le proprie risorse, avendo a disposizione poche tecniche semplici, ma che siano efficaci in una data situazione.
Il Jeet Kune Do è fluido, diretto e non classico.
Il Jeet Kune Do comprende tre ingredienti principali, quelli che Bruce Lee chiamava: “le radici” e che sono:
· Posizione di guardia,
· Footwork e movimento
· Posizione nel generare la forza (Pugno diretto)
Il Jeet Kune Do, pone molta enfasi nella posizione di guardia. La posizione di guardia del Jeet Kune Do, garantisce la migliore copertura e la possibilità di colpire molto velocemente, in più garantisce il totale controllo dell’equilibrio e delle tecniche.
Il Footwork è l’elemento più importante. Esso da la possibilità al lottatore, di spostarsi velocemente in tutte le direzioni e, di sfruttare il peso del corpo in movimento creando così colpi molto potenti e penetranti.
Il Pugno diretto, invece, è il cuore del Jeet Kune Do. Non è un pugno molto potente, ma è la tecnica che si usa di più nel Jeet Kune Do.
La rotazione del bacino e delle spalle, abbinato al passo spinta lo rendono un colpo molto potente diverso da un Jab del pugilato.Avere poche tecniche, non significa che il Jeet Kune Do sia limitato. Esso utilizza solo quelle tecniche semplici utili in una data situazione.
Studiando le basi, i fondamenti si capisce molto sul Jeet Kune Do.
Il fulcro sta nel non fossilizzarsi su una data tecnica, ma di guardare al combattimento in modo globale; prendere quello che hai a disposizione, cercando di rifinirlo ulteriormente.
La differenza, tra semplice e facile sta proprio nel capire questo principio.
Voglio dire, facile si intende nel prendere un po’ di tecniche del pugilato, dal Judo o da qualsiasi altra Arte Marziale, metterle insieme e creare così il mio metodo di combattimento.
Semplice, vuol dire prendere quello che hai a disposizione e rifinirlo ulteriormente ed eliminando quello che non ti serve.
Questo è il fulcro del Jeet Kune Do.
Il Jeet Kune Do, non è un insieme di tecniche di molte arti marziali, ma ha principi e tecniche proprie, quelle create e sintetizzate da Bruce Lee nel corso della sua vita.
Come Bruce Lee stesso fece notare: “Il vero perfezionamento persegue la semplicità. L’allenamento imperfetto porta all’ornamentazione”.
Questo sta a significare, di non rinchiudersi in uno schema che prevede un solo modo per agire in una situazione, ma prendere quello che ti è utile e da lì progredire. Questo è il fondamento.
E’ molto difficile cercare di eliminare altro, perché il Jeet Kune Do è un arte ridotta al minimo essenziale; come Bruce Lee disse: “Non si tratta di un aumento giornaliero, ma di una diminuzione giornaliera”. Non si tratta di aggiungere, ma di eliminare. Il Jeet Kune Do è un processo di eliminazione.
Vorrei concludere questo articolo, con un pensiero di Bruce Lee che mi sembra il più appropriato, per farvi comprendere il fine ultimo del Jeet Kune Do: “Il Jeet Kune Do è come una barca, o uno specchio in cui ci si vede riflessi. Una volta arrivato all’altra riva, non puoi prenderlo e caricartelo sulle spalle. Bisogna andare avanti”. “Walk On” Bruce Lee
Pensiero Positivo
“In My Own Process”
Parte III
In questo mio nuovo articolo, mi accingo a spiegare a tutti voi che, siete Artisti Marziali e non il “potere” del pensiero e, in particolar modo come renderlo positivo.
Prima di affrontare questo discorso del pensiero positivo, lasciatemi raccontare un po’ quello che è accaduto alla mia vita parecchi anni prima.
Innanzitutto prima di essere un lottatore e prima di dedicarmi alle Arti Marziali, ero un paraplegico, cioè stavo seduto su una sedia a rotelle. Non avevo molte speranze di rimettermi in piedi, perché oltre alla mia malattia (Artrite Reumatoide) che, mi aveva completamente bloccato le articolazioni, anche i miei medici dissero che il mio stato di salute era determinante.
Non potete immaginare l’angoscia e il dolore che provavo nel sentire certe affermazioni e, così capì che ero completamente spacciato.
La mia mente era invasa di terribili pensieri tristi di cui, si aggiungevano anche le lacrime della mia famiglia. Avevo più o meno tredici anni quando accadde questo terzo episodio per quel riguarda la mia malattia; molte altre cose sono successe prima di esso, ma non vale la pena scriverlo perché ci vorrebbero quattordici anni per raccontarvi tutto. Comunque a parte questo, dopo tante smancerie e, paroloni dei medici, decisi di mettere a tacere una volta per tutte le loro ridicole affermazioni. Dopo un paio di settimane, cominciai a dedicarmi alla fisioterapia, facendo massaggi, ginnastica correttiva ecc. Dolore e gioia mi pervasero il corpo, perché il mio corpo era tutto rigido e per scuoterlo occorreva molto dolore, ma più sentivo dolore più il mio corpo migliorava.
Dopo mesi di fisioterapia (6 per l’esattezza), riuscì a mettere di nuovo i miei primi passi; dopodichè passai a camminare appoggiandomi al tavolo, fino a quando non ripresi il totale controllo delle gambe.
Lo stupore sul volto dei miei medici quando mi videro camminare, fu una piccola “vendetta” per me. Inoltre fu il primo KO che diedi a queste persone.
Dopo aver ripreso l’uso delle gambe, i miei genitori mi iscrissero ad un corso di nuoto, per migliorare la mia condizione fisica (essendo stato imbottito di farmaci, il mio corpo era molto placido), quindi iniziò così il mio cammino verso quello che sarebbe stato il mio più grande sogno: diventare un Lottatore.
Da pessimista che ero, il mio pensiero man mano si evolveva e, la prova fu quando cominciai a pensare a cosa avrei fatto nella mia vita, quali sarebbero stati i miei obiettivi, il lavoro ecc. Un bel giorno, stavo pensando al mio futuro e, trovai in un articolo di giornale che portavo sempre con me negli ospedali, una foto di Bruce Lee con una sua frase filosofica, la quale è diventata poi il mio motto: “Bisogna sforzarsi sempre di migliorare, il limite è il Cielo”. Questa piccola frase diede alla mia mente un impulso elettrico, invadendo tutto il mio corpo e, da quel momento capì che dovevo dedicarmi alle Arti Marziali.
Nel periodo iniziale, trovai molta difficoltà nel migliorare come lottatore, perché non essendoci un maestro adeguato di Jeet Kune Do, consultai i miei vecchi libri di Bruce Lee, creando a mia volta programmi di allenamento adatti solo per migliorare le mie qualità di lottatore. Ma purtroppo oltre a questo, dovevo migliorare anche la mia condizione fisica (dato che ero ancora molto placido).
Dopo tanti tentavi, duro allenamento e altro ancora, ottenni i miei primi miglioramenti frantumando tutte le previsioni negative dei miei medici.
Bene dopo avervi raccontato solo una piccola parte della mia storia, siamo finalmente arrivati al nocciolo della questione.
Il pensiero positivo è proprio questo ragazzi miei!
Si tratta di avere il coraggio e la forza di volontà di affrontare le nostre paure, incertezze, insicurezze e, trasformarle in un trampolino di lancio.
La vostra vita avrà una piega diversa se, sarete capaci di trasformare il vostro pensiero in un piano d’azione ben definito.
Credo fermamente in quello che Bruce Lee affermava, a proposito della mente: “Non è tanto il problema di per sé a ostacolarci, ma il modo in cui noi reagiamo ad esso”. Ed è proprio così.
La vita, la vera vita, si manifesta quando la tua mente è libera dai condizionamenti che possono essere: paure, insicurezze, incertezze ecc, soffocando il vostro modo di reagire alle circostanze.
Con tutto quello che mi è capitato, e non solo quello che ho appena scritto, avrei dovuto prendere una pistola e spararmi. Ma grazie alla bontà e all’amore divino, sono riuscito a superare tutte le difficoltà e, con lo stesso spirito affronto gli ostacoli attuali.
Ragazzi, io so per certo quello che voglio e, non ho assolutamente alcun dubbio su questo, perché ho fiducia nelle mie possibilità e di ciò che Dio mi ha dato.
Le Arti Marziali hanno cambiato la mia vita e, non un pezzo, ma tutta la mia esistenza. Ora riesco persino a dare fiducia a tante persone che come me, hanno affrontato e stanno affrontando grandi ostacoli nella loro vita. E questa ragazzi miei è una cosa bellissima. Dare speranza ai giovani è meraviglioso, ti riempie il cuore di gioia.
Spero, di poter essere di aiuto a chiunque abbia desiderio, forza di volontà e coraggio a superare gli ostacoli della vita, a vincere le proprie paure e, a diventare ciò che Bruce Lee amava definirsi: Artista della Vita.
Luigi Clemente
sabato 3 novembre 2007
La sconfitta è uno stato mentale

Trasformare gli ostacoli in scalini

venerdì 2 novembre 2007
Pensieri di Bruce Lee

mercoledì 31 ottobre 2007
Una valutazione oggettiva dell'abilità di Bruce Lee nel combattimento



Sportale in Tour - Speciale Jeet Kune Do - Puntata 6 - Sparring
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