sabato 10 settembre 2016

Lo Sviluppo del Jeet Kune Do

Molti credono che Bruce Lee abbia imparato molte arti marziali da altrettanti maestri ed abbia sviluppato il Jeet Kune Do selezionando quelle che riteneva le tecniche migliori dei diversi stili.

Ma Bruce Lee ebbe un solo maestro, Yip Man, sotto la cui guida apprese il Wing Chun Kung Fu, dal 1954 al 1958. Ad Hong Kong entrò a far parte della squadra di Pugilato della St. Francis Xavier School e nel 1957 vinse un torneo di Boxe. Negli Stati Uniti ebbe poi modo di incontrare esponenti di numerose scuole di arti marziali. Tra gli altri, conobbe e strinse amicizia con Ed Parker, fondatore del Kenpo Karate, Jhoon Rhee, considerato il padre del Tae Kwon Do americano, il maestro di Ju Jitsu Wally Jay, Hawyard Nishioka, campione nazionale di Judo ai giochi panamericani e cintura nera di Karate Shotokan, Fred Sato, maestro di Judo, il famoso judoka e wrestler Jene Le Bell, i campioni di Karate Mike Stone, Joe Lewis, Louis Delgado e Chuck Norris. Bruce Lee ebbe sicuramente scambi di opinioni e condivise conoscenze con queste persone, ma questo non significa che dedicasse il suo tempo a praticare ogni arte marziale con cui veniva a contatto. Sono molte le testimonianze autorevoli che esprimono il valore di Bruce Lee come combattente e come maestro. Hawyard Nishioka, che ancora oggi non si capacita di come Bruce Lee lo fece letteralmente volare con il suo “One Inch Punch”, presentò una tesi scientifica all’Università della California che dimostrava la maggior potenza del pugno del Jeet Kune Do rispetto a quella del pugno classico del Karate. Louis Delgado, che una volta sconfisse Chuch Norris al Grand Championship di New York, ha raccontato che benchè avesse affrontato moltissimi combattenti l’unico a sbalordirlo e a metterlo in soggezione fu Bruce Lee.

 Ernest Lieb, cintura nera 5° dan e direttore della American Karate Association, si allenò con Bruce Lee parecchie volte e disse che la sua velocità superava quella della maggior parte delle cinture nere che conosceva. Lui stesso non si considerava un avversario all’altezza di Bruce Lee. Lo stesso Jhoon Rhee, uno dei più famosi maestri di Tae Kwon Do, ha dichiarato che non sarebbe mai salito su un ring con Bruce Lee. L’imbattuto campione dei pesi massimi di Kickboxing Joe Lewis, che collaudò gli insegnamenti di Bruce Lee nei primi incontri full-contact ha sempre riconosciuto il debito al suo maestro.

Bruce Lee non rimase mai molto impressionato da ciò che offrivano la maggior parte dei sistemi orientali di combattimento. Ciò non vuol dire che non abbia avuto rispetto od ammirazione per alcuni maestri od atleti, perchè ha sempre sostenuto che ci sono uomini forti e preparati in ogni specialità, ma tecnicamente parlando, riguardo i vari metodi fu per lo più critico. L’evoluzione del Jeet Kune Do fu influenzata fondamentalmente dal Pugilato e dalla Scherma occidentale. Il riferimento a queste discipline è costante nelle migliaia di pagine di scritti di Bruce Lee, laddove gli altri metodi vengono esauriti in poche righe in cui si limita ad elencarne punti deboli e punti forti. Egli riteneva importante conoscere le caratteristiche dei vari sistemi. Adattarsi a tutti i metodi significava poter incontrare tutti i sistemi senza venire condizionato da essi.

Bruce Lee sviluppò il Jeet Kune Do, con l’essenzialità del suo approccio tecnico e dei suoi principi, proprio per non avere bisogno d’altro. Se il punto di partenza fu il Wing Chun, il Jeet Kune Do non è un Wing Chun modificato, e neppure Pugilato con l’aggiunta di tecniche di calcio, cioè una specie di Kickboxing. 

Inizialmente Bruce Lee cercò in effetti di sopperire a quelli che considerava i limiti del Wing Chun. Tali modifiche lo indussero in un primo tempo a riferirsi alla sua arte come Jun Fan Gung Fu, o Gung Fu non-classico di Bruce Lee, ma più tardi prese atto che ciò che insegnava era ormai lontano dal Gung Fu, da sentire la necessità di attribuirgli un nome nuovo, da cui l’introduzione del termine Jeet Kune Do.

Alcuni sostengono che Bruce Lee in realtà fu costretto a sopperire alla sua incompleta conoscenza del sistema Wing Chun, ma tale spiegazione risulta priva di fondamento, dal momento che il suo progressivo abbandono di quello stile fu pienamente consapevole e voluto. La confusione rispetto alla relazione tra il Wing Chun ed il Jeet Kune Do è in parte conseguenza del fatto che gli studenti di Bruce Lee di Seattle (dal 1959 al 1964) e di Oakland (dal 1964 al 1966) appresero tecniche che Bruce Lee successivamente abbandonò. Il 1967 segnò la svolta nell’approccio di Bruce Lee al combattimento e non a caso fu l’anno in cui egli attribuì il nome Jeet Kune Do alla sua  arte. Aveva ormai abbandonato del tutto metodi tradizionali di allenamento in  favore di una preparazione atletica più intensa e dello sparring, con sempre maggiore enfasi posta sulla mobilità. Del Wing Chun mantenne i principi essenziali di economia strutturale o di linea centrale, per’altro gli stessi punti fondamentali del Pugilato e della Scherma. 

Nell’attacco tramite immobilizzazione della mano del Jeet Kune Do vengono impiegati movimenti derivanti dal trapping del Wing Chun, ma molto semplificati, con l’enfasi posta sul colpire rispetto all’intrappolamento vero e proprio. Bruce Lee dedicava tutto il suo tempo ad allenare e perfezionare le tecniche semplici, dirette e non classiche del Jeet Kune Do, ed era sicuro che un diligente lavoro di messa a punto avrebbe permesso di applicare le stesse tecniche anche ai suoi studenti e a chiunque, almeno se è vero che gli esseri umani hanno tutti due braccia e due gambe. Questo in virtù del fatto che tutto il suo studio era fondato sulle leggi fisiche e le caratteristiche meccaniche e funzionali del corpo umano.

 

Davide Gardella

lunedì 5 settembre 2016

Nuovi Corsi di Jeet Kune Do a Bari

A tutti i lettori accaniti di questo blog dedicato al JKD di Bruce Lee, comunico che mercoledì 7 settembre riaprono i corsi di JKD a Bari presso l'Iron Gym in Via Bottalico n. 86. I giorni saranno: Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle 20:10 alle 21:10. Per ulteriori informazioni inviare un email a questo inidirizzo: bruce-luigi@libero.it oppure telefonare al n. 3938624823

sabato 11 giugno 2016

Il Principio Fondamentale delle Arti Marziali



“Le arti marziali sono, in ultima analisi, la conoscenza di sé. Un pugno o un calcio non servono per mandare all’inferno la persona che avete di fronte, ma per sconfiggere il vostro ego e la vostra paura.” Bruce Lee

Io e il mio allievo Piero durante una fase del Meeting a Genova


Il principio fondamentale su cui dovrebbero basarsi le arti marziali è quello di essere in completa armonia con il corpo e la mente. E' molto semplice per me combattere allo scopo di sottomettere l'avversario alla mia mercè, ma dominare se stessi, le proprie ansie, paure, insicurezze, incertezze è un qualcosa di molto difficile da fare.
Certamente nelle arti marziali uno degli scopi è combattere contro un avversario per sconfiggerlo, ma combattere contro se stessi per dominare le proprie emotività negative è molto più complesso, perchè secondo me,  bisogna saper affrontare qualsiasi difficoltà o disgrazia che ci capiti, con coraggio e forza di volontà, al fine di trasformarlo in un opportunità di miglioramento. Mente e corpo devono agire in armonia. Tutto deve essere armonico così che il corpo possa reagire senza che il pensiero lo influenzi. Questo è quello che io chiamo "atteggiamento mentale e spirituale" delle arti marziali. Quindi qual è per me il principio cardine delle arti marziali? Per come sono sfruttate oggi le arti marziali (attraverso film d'azione, cinema, televisione MMA UFC ecc), questo fa si che le arti marziali vengano "brutalizzate" rendendole schiave della violenza e della brutalità. Non si vede più da tempo un combattimento puro e semplice tra due lottatori che semplicemente combattono per mettersi alla prova. Tutto ciò che viene mostrato ora è la sottomissione dell'avversario con la conseguente vittoria o sconfitta dell'uno o dell'altro. Il puro principio di fluidità, economia dei movimenti e armonia corporea sembrano scomparsi nel nulla. Solo pochi maestri sanno ancora applicare questi sani e validi principi marziali e sono in grado di insegnarli. Ritornando a me e alla mia opinione in merito a questo argomento; per me le arti marziali sono una vera e propria forma d'arte. Allenarmi per sviluppare all'unisono il mio corpo e la mia mente mi fa sentire davvero bene dandomi la possibilità di affrontare al meglio le difficoltà quotidiane.
Certamente, con tutto quello che ho passato in questi ultimi tre anni di durissime prove avrei potuto gettare la spugna e arrendermi, ma non l'ho fatto perchè credo in me e nelle mie capacità fisiche e mentali.
Recentemente ho realizzato il sogno di recarmi a Genova dopo tre anni di assenza per un Meeting interdisciplinare tra JKD e Scherma sotto la guida del mio insegnante Davide Gardella. Ci sono andato, pur avendo una gamba malconcia. Il meeting mi è servito tantissimo non solo per l'aspetto tecnico, quanto piuttosto per dare a me stesso la conferma che, posso farcela se credo di potercela fare. E questo indipendentemente dalle difficoltà fisiche attuali. Questo per me è ora come ora la cosa più importante e, la vittoria più bella che potessi vincere quest'anno e, sono certo che se continuo ad avere fiducia in me stesso andrà sempre per il meglio. Questi sono per me i valori fondamentali di tutte le arti marziali ed io ne ho fatto uno stile di vita. 

Luigi Clemente

Sportale in Tour - Speciale Jeet Kune Do - Puntata 6 - Sparring

In quest'ultimo episodio dello speciale dedicato al JKD, lo dedichiamo allo sparring. Come lo stesso Bruce Lee affermava: "Il modo...