Ciò che seguirà in queste righe non lo definirei un articolo
e nemmeno un trattato personale bensì un momento d’ ispirazione creativa
dettata dal desiderio di esprimere una semplice opinione verso quest’arte che
per certi versi è stata travisata negli anni dimenticando i valori fondamentali
che il suo fondatore avrebbe voluto instillare in tutti coloro che la praticano.
Motivo per cui è mio interesse enfatizzare l’aspetto filosofico e teorico del
Jeet Kune Do per un volta a discapito di quello pratico che sembra il solo
avere importanza. Se pensiamo alle arti marziali in un contesto globale,
parliamo di millenni di tradizione e oserei dire anche di magia che svariati
sifu o sensei , che dir si voglia, ci hanno tramandato. Discipline che hanno sin dalle origini alla
loro base una cultura basata sulla conoscenza del proprio corpo e sulla
preparazione fisica che ne deriva oltre a tecniche e movimenti che attraverso
di esso potevano essere messi in pratica. Tuttavia ciò che accomuna tutto il
mondo marziale sono quei principi intrinseci che vanno aldilà del
combattimento poiché come a tutti è noto
la prima regola è proprio quella di non fare uso della propria conoscenza se
non in caso di estrema necessità. Tuttavia con l’avvento degli sport da
combattimento moderni e soprattutto della Tv che permette la diffusione in
mondovisione maggiormente di violenza (basti pensare alle MMA) questi principi
sono andati pian piano nel dimenticatoio. Però un aspetto positivo di questa
globalizzazione lo troviamo proprio in Bruce Lee che grazie ai suoi film è
riuscito nell’intento di far conoscere al mondo ciò che aveva creato andando
controcorrente a gran parte degli aspetti tradizionalisti pocanzi citati. Non
sarò certo un’illustre storico ma dal mio canto ritengo di essere un discreto
conoscitore delle arti marziali e non avendo alle spalle esperienze con altri
stili mi riesce più facile certe volte saper discernere quanto imparo con la
pratica del Jeet Kune Do dalle altre arti marziali. Tutto ciò deriva da una passione che si può
dire essere nata per caso, mai sparita e che mai si spegnerà. Chi non ha mai
sognato di destreggiarsi come “Chen”guardando
un suo film; di avere il suo fisico scolpito e omogeneo, velocità e precisione
di calci e pugni, quel modo di muoversi con eleganza, e soprattutto quell’urlo
che qualsiasi avversario temerebbe. Beh per quanto tutto questo faccia sognare
il JKD è molto di più di ciò che compare in una pellicola . Qui si parla di un’arte
che ha alle spalle anni di ricerche scientifiche e migliaia di libri sfogliati
nel tentativo di creare ciò che davvero fosse stato utile in un combattimento;
motivo per cui Lee aveva come obiettivi principali la semplicità e l’economia
del movimento. Per quanto siano belli da vedere una mantide religiosa o uno
Shaolin avrebbero la stessa efficacia di un diretto con la mano avanzata che
potrebbe decretare la vittoria con un solo colpo? Io suppongo proprio di no.
Poche tecniche e infinte combinazioni sono la differenza tra la vittoria e la
sconfitta ed è proprio per questo motivo che il JKD va studiato a fondo e con
pazienza, poiché solo chi lo conosce veramente sa evitare colpi ben più grossi
di quelli fisici vale a dire le cattive informazioni di ciarlatani capziosi
,dei quali non citerò i nomi, che ne vogliono fare solo un business personale. Ed
è a persone come Ted Wong , il mio maestro e grande amico Luigi Clemente e allo
stimatissimo direttore tecnico italiano del settore JKD Davide Gardella che vanno miei più sentiti ringraziamenti perché riescono
sempre a mantenere vivo lo spirito di Bruce Lee diffondendo ciò che davvero è
giusto senza pensare alla gloria personale o al denaro. La conoscenza acquisita grazie alla laurea in
Scienze Motorie sicuramente mi aiuterà a
non trascurare mai il mio fisico e a prepararlo sempre al meglio funzionalmente
parlando, ma imparare a muoversi e a pensare come un artista marziale significa
dedicarsi anima e corpo con pazienza per superare i propri limiti. Il Jeet Kune
Do Bari per me è come una famiglia e quando sono in palestra e so di poter
condividere la mia stessa passione con i miei compagni diventa tutto più
semplice, perché in fondo non è solo un’arte marziale ma uno stile di vita che ti cambia per sempre.
Piero Belviso
Nota: Piero è mio allievo dal 2011. Ha cominciato ad allenarsi con me privatamente nella mia palestra personale e da allora non ha mai smesso. La sua laurea in scienze motorie lo hanno portato ad ampliare le sue conoscenze nella biomeccanica del corpo, le strutture dei muscoli e quant'altro. Continua ad allenarsi e a maturare sempre di più sia come atleta, sia come praticante di arti marziali!
Luigi Clemente