mercoledì 22 marzo 2023

CONOSCERE NON E' SUFFICIENTE, DOBBIAMO APPLICARE

 

 
 Bruce Lee ricordava:
“Conoscere non è sufficiente, dobbiamo applicare”.
Questa semplice frase può naturalmente riferirsi ad ogni umana competenza, ma nello specifico ambito delle arti marziali indica, senza margine di dubbio, la via per passare dalla corretta esecuzione delle tecniche alla capacità di applicarle contro un avversario.
Obiettivamente, per raggiungere la maestria in qualsiasi arte, sport e professione, il percorso necessario prevede anni di dedizione e continuo lavoro di sperimentazione e perfezionamento.
La tendenza diffusa a rendere le arti marziali attività meno impegnative e quindi più fruibili, o nel peggiore dei casi più “vendibili”, ha come inevitabile conseguenza la perdita dell’efficacia in un confronto reale. Condizione discutibile, e comunque in totale antitesi con ciò per cui le arti marziali sono state sviluppate.
Per citare il maestro di karate di Okinawa Motobu Choki (1870-1944):
“Nulla è più dannoso per il mondo che un’arte marziale che non è efficace nella reale difesa personale.”
Snaturare un’arte marziale per mere finalità commerciali non è una novità dei tempi moderni, infatti, già verso la fine del XVI secolo, Il maestro di spada Musashi Miyamoto (1584-1645) nel suo Libro dei Cinque Anelli metteva in guardia:
“Le altre scuole considerano l’Arte della Spada come un semplice mezzo di sussistenza e riducono i loro insegnamenti a merci che cercano di abbellire e rendere attraenti.”
Per riuscire ad applicare la boxe bisogna diventare pugili, per applicare la lotta bisogna diventare lottatori. Per riuscire ad applicare la scherma bisogna diventare schermidori.
Può essere diverso per un’arte marziale?
Realisticamente, per avere buone probabilità di difendersi con successo da un aggressore, occorre diventare dei combattenti piuttosto formidabili, e per riuscire ad applicare le arti marziali bisogna diventarne maestri. Utilizzo qui tale termine nell’accezione di padronanza della disciplina e possesso delle abilità fisiche e mentali, non nella competenza nell’insegnamento. Anche se a ben vedere i due aspetti sono strettamente correlati. Maestro di arti marziali non equivale a dire allenatore o preparatore atletico. È sensato ritenere che solo chi è effettivamente in grado di applicare le proprie conoscenze in combattimento, possa trasmetterle ad altri con cognizione di causa.
Negli appunti che Bruce Lee ci ha lasciato si legge:
"Il modo migliore per imparare a nuotare è entrare realmente in acqua e nuotare; Il modo migliore per imparare il jeet kune do è fare sparring. Solo nel combattimento libero un praticante inizia ad apprendere il ritmo spezzato e l’esatta scelta di tempo e la corretta valutazione della distanza.”
La pratica seria di un’arte marziale necessita quindi di un approccio concreto, di determinazione e di disciplina. Comporta sacrifici e richiede una costante preparazione atletica, mentale ed emotiva. Soprattutto, è imprescindibile da un impegno a lungo termine.
Maturare esperienza è importante perché per riuscire ad applicare con efficacia le tecniche, sono fondamentali fattori come il controllo della distanza, la scelta di tempo e l’adattabilità.
Questi fattori diventano anche più preziosi, quando con il passare degli anni si riduce la prestanza fisica.
Con l’avanzare dell’età occorre allenarsi ancora con maggiore costanza per mantenersi allo standard più alto possibile.
Per citare nuovamente Bruce Lee:
"Un eccellente istruttore è un eccellente atleta. Vero, sono sicuro che con l'avanzare dell'età sarà svantaggiato nei confronti di un giovane abile, ma non ha scuse per non essere al massimo livello tra i suoi coetanei, sia fisicamente, sia mentalmente."


DAVIDE GARDELLA

Sportale in Tour - Speciale Jeet Kune Do - Puntata 6 - Sparring

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